Potremmo sottointitolare: i favolosi anni ‘80

La moda ed il design italiano conquistavano il mondo, diventavamo la quarta potenza economica al mondo, la lira raddoppiava sul dollaro e i PC Olivetti competevano con i migliori IBM; all’avanguardia in campo mondiale le fibre ottiche di TELECOM e le centraline telefoniche digitali dell’Italtel di Marisa Bellisario. E Rita Levi Montalcini vinceva il Nobel.

Fiat Auto era prima in Europa
Ciò nonostante un contesto oggettivamente difficile derivante dagli anni ’70: la crisi Fiat ed italiana degli anni ’70, rapporti sindacali ancora tesi, inflazione inizialmente a due cifre, e soprattutto l’avanzata dei prodotti giapponesi, basso costo congiunto con alta qualità e tecnologia, che spazzarono via buona parte dell’industria occidentale dei media player, ove troppi manager non avevano capito i punti di forza della concorrenza: vedevano i bassi costi ma non l’ottica cliente e la crescita tecnologica. Philips seppe resistere, così come l’auto europea.

I fattori di successo partono dall’alto, dall’Imprenditore o CEO e dal Top Management.
Amministratore Delegato di Fiat Auto era l’ing. Vittorio Ghidella
La nascita di un nuovo modello era un processo altamente integrato tra le funzioni aziendali, ed ottimizzato nel rapporto benefici/costi. Il nuovo modello era una evoluzione del precedente, in ottica cliente nonché tecnologica, utilizzando per quanto possibile componenti e attrezzature produttive esistenti e dando un nuovo vestito e contenuti innovativi alla macchina, come d’altra parte facevano i giapponesi. Ciò consentiva di limitare investimenti e rischi, avere una ampia gamma prodotto, contenere tempi di sviluppo e di attrezzamento: una vettura come la UNO fatturava 1.000 miliardi di lire al mese, quindi un fermo macchina di un mese per cambio attrezzature costava 1.000 miliardi di fatturato. Ma anche sviluppare prodotti vincenti: 3 “auto dell’anno” negli anni ’80, 5 tra il 1995 ed il 2004.
Una strategia diametralmente opposta a quella seguita di recente: sistematica rottamazione dell’esistente, prodotto e attrezzature produttive, fermi stabilimento perfino superiori all’anno, elevati investimenti per unità di prodotto.

Inoltre, trasversalizzazione ai vari marchi e modelli del motopropulsore e di componenti, con eventuale personalizzazione; una logistica che permetteva l’approvvigionamento just in time dei componenti, e la fabbricazione della vettura proprio come ordinata dal cliente: modello, colore e optional. In meno di un mese il cliente se la trovava da Concessionario proprio come ordinata. A Mirafiori una UNO ogni 25″, lastratura totalmente in automatico. Ancora 15 anni dopo fornitori tedeschi e giapponesi rimanevano impressionati quando visitavano lo stabilimento di Mirafiori: ora si fabbricano mascherine.

Direttore dell’Innovazione era l’ing. Giancarlo Michellone, straordinario manager ed  eminente ingegnere, che certamente non ha bisogno di presentazione: giovanissimo negli anni ’70 aveva realizzato i primi ABS, portò avanti con 30 anni di anticipo progetti nel campo delle energie alternative, bio conversione dei rifiuti urbani, bio ingegnerie per l’ambiente e per l’agricoltura, motori eolici; negli anni ’90, sotto la sua guida il Centro Ricerche Fiat svilupperà molti ulteriori prodotti e tecnologie altamente innovativi: tra i più prestigiosi il common rail, iniezione elettronica nei diesel ad altissima pressione, diventata poi un must in tutti i motori diesel per i grandi vantaggi in termini di consumi, emissioni, potenze specifiche;  e successivamente il controllo elettronico della fasatura nei motori a benzina, con benefici similari. Ad occhio si può valutare che il common rail abbia già equipaggiato un miliardo di motori. Per non parlare dell’ABS: quante vite ha salvato? e quanti danni?!
Tornando agli anni ’80, in Fiat Auto trovava pure il tempo di scrivere un fascicolo, con cui elargiva saggi consigli manageriali, frapposti tra divertenti vignette, ed aveva inventato la figura dell’”intraprenditore”, cioè un personaggio che nell’ambito di una azienda si muova con spirito di iniziativa, immedesimandosi nel prodotto come fosse un imprenditore, figura che diverrà centrale ad es. negli sviluppi Microsoft.
Per saperne molto di più e meglio, il pregevole, recentissimo libro Una Fiat che fu, scritto personalmente da Giancarlo Michellone.

L’Ingegneria Motopropulsori (motore + cambio + relativi apparati elettrici) aveva in quegli anni come Direttore l’ing. Stefano Iacoponi, che portò alla nascita di:

  • Il mitico motore FIRE, Fully Integrated Robotized Engine: era pure bello!
  • I primi motori Diesel per le auto Fiat
  • I primi motori sovralimentati, benzina e diesel
  • I motori sovralimentati mediante compressore Volumex
  • Le prime iniezioni ed accensioni elettroniche, e la successiva estensione a tutta la gamma
  • I motori con contralberi
  • L’overboost: una sovralimentazione extra per alcuni secondi
  • Le trazioni integrali
  • Tre nuovi cambi, uno di fascia alta, nato per la Thema, uno di fascia media, uno di fascia bassa. Quelli di fascia media e bassa, con ovvi aggiornamenti, equipaggiano tuttora la produzione Fiat
  • Un cambio automatico continuo
  • La trasversalizzazione di tutti i motori esistenti: in precedenza le vetture Fiat avevano la trazione posteriore ed i motori erano posizionati in longitudinale, cioè secondo l’asse veicolo; con l’avvento delle trazioni anteriori su tutta la gamma, tutti i motori divennero trasversali, paralleli all’asse ruote, con grandi vantaggi di spazio, costo e guidabilità.

L’ing. Iacoponi divenne poi Direttore Tecnico (Product Engineering) dell’intera Fiat Auto, e vinse ben 4 titoli “Auto dell’Anno” Fiat Punto, Fiat Bravo, Alfa 156, Alfa 47), poi Presidente del Centro Ricerche Fiat, di cui l’ing. Michellone era Amministratore Delegato. Attualmente sviluppa splendidi progetti in Nova Progetti.

A partire dal 1985 buona parte dei grandi ed illustri manager che avevano portato Fiat Auto dalla grave crisi degli anni ’70 e del 1980 ad essere la prima in Europa, con enormi profitti ed investimenti, lasciarono Fiat Auto, che già nel 1992 era di nuovo in grave crisi, crisi risolta come cash flow grazie a mobilità, dismissioni e terziarizzazioni, ma da lì iniziò il progressivo declino, nonostante la bravura e l’impegno di alcuni manager ed ingegneri: in 10 anni Fiat Auto riuscirà  a sviluppare ben 5 modelli che vinceranno il titolo di “auto dell’anno”.